La storia di un paese evolve sotto svariati aspetti, alcuni dei quali considerati folkloristici ma che, indubbiamente, segnano come la società di quella nazione sia mutata col passare del tempo. Un popolo come quello italiano, da sempre appassionato di motori, può ottenere qualche risposta anche notando come si sono modificate le targhe automobilistiche nel corso del tempo.
D’altro canto, quando siamo in viaggio in una provincia differente da quella di residenza, l’occhio, in particolar modo se non si è al volante, cade inevitabilmente sulla targa automobilistica di chi ci precede. E un tempo, ormai troppo lontano, non era poi così raro salutare l’automobilista “concittadino” con un colpo di clacson.
Il simbolo della Repubblica Italiana all’interno delle targhe
Alcuni amanti delle quattroruote, oltretutto, riescono a comprendere l’anzianità di un veicolo dalla targa, regalando autentiche “chicche” a chi non ha la stessa conoscenza in ambito automobilistico. Le targhe, quindi, sono molto più di una semplice numerazione che identifica un veicolo, ma testimoniano in parte i cambiamenti sociali di un paese e, senza alcun dubbio, la storia del settore automobilistico.
Il nostro viaggio nella storia delle targhe automobilistiche del Belpaese parte dall’immediato dopoguerra, quando l’Italia iniziò a rialzare la testa dopo anni bui e cupi. L’introduzione più significativa riguarda la comparsa, in ogni singola targa, dello stemma della neonata Repubblica italiana, sancita dal referendum indetto dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale a discapito della monarchia.
Non tutti, però, si adegueranno a questa novità: la Valle d’Aosta, appena decretata “regione autonoma”, decise di inserire all’interno delle targhe lo stemma regionale anziché quello della Repubblica Italiana. Anche nel territorio di Trieste, all’epoca ancora conteso tra Italia e Jugoslavia, fu inserito lo stemma cittadino all’interno di targhe dal formato specifico italiano.
Nel 1951, le targhe cambiarono formato. Una vera e propria rivoluzione per i cittadini italiani, che videro inserite alcune significative novità. Ad esempio, i caratteri sono decisamente più lineari rispetto al passato e il formato delle targhe posteriori si riduce rispetto al passato (ma non possono essere su un’unica riga). Anche la Valle d’Aosta e la provincia di Trieste si adeguano alla novità introdotte: le vecchie targhe, quindi, vengono ritirate.
La storia degli ultimi quarantacinque anni
Questo formato restò in vigore per venticinque anni, sino a quando, nel 1976, vengono introdotte ulteriori novità. Quella che balzava maggiormente all’occhio riguardava la targa posteriore, presente sulle autovetture degli italiani in un’unica riga. Modifiche rilevanti anche dal punto di vista grafico: lo sfondo resta di colore nero, ma le lettere relative alla provincia di residenza erano di coloro arancione.
Questa novità dura un decennio. Una nuova modifica avvenne nel 1985, col ritorno delle targhe in metallo: la plastica, infatti, si era dimostrato meno resistente e facilmente deformabile. Fu introdotta anche una nuova numerazione delle targhe, che risultano, però, in alcuni casi insufficienti nelle città più popolose, esaurendosi completamente nell’arco di dieci anni.
Nel 1994, quindi, si assiste ad una sorta di rivoluzione. Se dal punto di vista grafico, infatti, non cambia alcunché, si assiste ad un radicale mutamento per quanto concerne la numerazione delle targhe. Con una novità che risulterà assai poco gradita agli italiani: scompare la sigla delle province. La targa è composta da sette caratteri alfanumerici, le combinazioni possibili sono oltre 234 milioni.
Cambia l’estetica delle targhe, e apparvero a grande richiesta le sigle delle province, nel 1999, con un sistema che, seppur con qualche modifica sostanziale, è in vigore ancora ai tempi d’oggi. Con la numerazione attuale, tramite una richiesta al PRA, è possibile procedere ad effettuare controlli targhe, mirate ad ottenere informazioni come, ad esempio, se l’autoveicolo è sottoposto a fermo amministrativo ed altri dati ancora.