Che cos’è l’impatto odorigeno e come viene misurato l’inquinamento olfattivo

odori

Per avere un maggiore controllo sull’ambiente e limitare le emissioni di gas odorigeni e fastidiosi, vengono utilizzati dei metodi di monitoraggio in grado di percepire l’inquinamento olfattivo, dato soprattutto dalla presenza di industrie e aziende, ma anche da depositi, acque stagnanti, depuratori, allevamenti, attività di compostaggio e discariche.

Abbiamo realizzato questa breve guida con l’aiuto di Pageambiente, società specializzata in olfattometria dinamica, che si occupa ogni giorno di supportare e affiancare le aziende nell’attività di monitoraggio dell’inquinamento olfattivo e nell’ottenimento di tutte le autorizzazioni previste dalla normativa in presenza di odori e molestie olfattive.

Che cos’è l’impatto odorigeno?

L’odore si identifica nella natura di una sostanza, ovvero più specificatamente in un composto di “essenze”, che grazie alla sua concentrazione è in grado di innestare la percezione dell’olfatto nei soggetti presenti nell’ambiente. Talvolta, soprattutto in aree in cui sono presenti delle industrie, possono verificarsi delle emissioni pericolose nell’aria, oppure semplicemente si avvertono degli odori molto sgradevoli, generando così un impatto odorigeno forte e negativo.

Le esalazioni odorigene sono diventate da alcuni anni argomento d’attualità, visto l’obiettivo di garantire maggiori controlli aziendali e tendere verso un mondo più ecosostenibile.

Talvolta, però, è difficile seguire alcune normative, poiché sono difficili da applicare e mantenere a causa dei pochi investimenti sulla sicurezza e sugli impianti che emettono cattivi odori, inoltre le mancate autorizzazioni da parte di istituzioni certificate contribuiscono a dilatare i tempi senza risolvere i problemi. Sempre più enti specializzati e incaricati al controllo ambientale, come l’EPA o l’ASL, cercano di adottare delle misure idonee per controllare le emissioni odorigene concrete o supposte, attraverso strumenti capaci di sostenere analisi olfattometriche specifiche. Per questo, esistono delle metodologie di misurazione delle concentrazioni di gas nell’aria.

Olfattometria dinamica, un modo per misurare gli odori

Ci sono diverse metodologie per calcolare e analizzare gli odori o le emissioni di gas, sebbene non sia una dinamica così semplice ed immediata: infatti, le tipologie di analisi maggiormente utilizzate dagli esperti sono di tipo analitico, sensoriale ed infine senso-strumentale.

Nel primo caso, il metodo analitico prevede una verifica chimica, in cui si determinano la quantità di molecole “dannose dell’aria” all’interno di un flusso gassoso. Uno dei vantaggi nell’applicare questo test è scoprire la vera essenza della concentrazione odorigena, ma purtroppo diversi strumenti presentano ancora delle limitazioni, come il non saper distinguere esattamente gli odori (a differenza dell’olfatto umano) o direttamente i composti. Un esempio più concreto per distinguere una tecnica analitica da una sensoriale potrebbe essere il seguente: in un’area ci sono realmente due varietà di sinergie odorigene presenti in un composto gassoso, ma se venisse applicata una analisi analitica non ci sarebbe un riconoscimento dei due singoli odori, a differenza di quella fisiologica.

Nel caso della tecnica sensoriale, la verifica degli odori avviene tramite la percezione umana attraverso l’olfatto. Questo metodo di misurazione si potrebbe definire efficace per identificare ogni esalazione, ma non nel caso di quantificare con oggettività e precisione (in modo matematico) la concentrazione dell’impatto odorigeno nell’aria. Naturalmente questa forma di monitoraggio è basilare per qualsiasi tipo di test attuato in olfattometria dinamica.

Come ultima tecnica viene utilizzata la senso-strumentale, la quale sfrutta dispositivi specializzati che hanno la capacità di imitare in modo sperimentale le caratteristiche olfattive, molto utilizzata nell’ambito degli alimentari. Un esempio di strumento per analizzare in modo senso-strumentale è il naso elettronico, un apparecchio in grado di emulare l’olfatto dell’uomo in una precisa circostanza.

In conclusione, difficilmente si può quantificare un odore in modo oggettivo, misurandolo e indicando una grandezza fisica in grado di esprimere se una emissione odorigena sia peggio di un’altra. Ciò significa che non è possibile affermare analiticamente e strumentalmente che l’odore A è più maleodorante di B. Ciò che si può esprimere è invece la quantità di odore presente: si può quindi dire con buona certezza che in atmosfera l’odore A è più presente dell’odore B, ma ciò non significa che a maggiore presenza corrisponda anche maggior disagio o inquinamento olfattivo.